Mutui e Prestiti
Le ispezioni sono iniziate. E sono tuttora in corso. Le sedi italiane delle banche estere sono entrate nel mirino dell`Agenzia delle Entrate: gli ispettori del Fisco – secondo quanto risulta al Sole 24 Ore – ne hanno visitate almeno una decina. Con un obiettivo: verificare se le sedi italiane hanno un «fondo di dotazione» adeguato per stare in piedi da sole.
Insomma: gli ispettori devono calcolare se le filiali di colossi come Citigroup o Deutsche Bank abbiano abbastanza capitale in Italia. Il problema è che spesso le sedi locali non ce l`hanno, per il semplice motivo che la normativa europea di Vigilanza consente loro di stare in piedi anche con poco capitale grazie a un finanziamento dalla casa madre. La Vigilanza lo consente. Ma per l`Agenzia delle Entrate, nell`ottica fiscale, questo potrebbe non andare bene: se le banche stanno in piedi grazie a un finanziamento della casa madre, a suo avviso gli interessi di questo finanziamento non devono essere fiscalmente deducibili. Morale: qualche banca estera potrebbe avere, alla fine delle ispezioni, un aggravio fiscale. Probabilmente si tratterà di qualche decina di milioni di tasse in più, nulla di eccessivo. Forse meno. Ma l`Italia è già il Paese d`Europa con il fisco più pesante: pochi milioni rischiano di diventare la proverbiale gocciolina che fa traboccare il vaso.
La vicenda è molto complessa. Per di più, essendo in divenire, ha confini ancora incerti: la stessa Agenzia delle Entrate non ha ancora deciso in modo definitivo come comportarsi. Proprio per questo, contattata dal Sole-24 Ore, ha risposto solo «no comment». Gli ispettori del Fisco fanno leva sull`articolo 7 della Convenzione Ocse contro le doppie imposizioni. Questo articolo dice che le succursali delle banche estere devono essere tassate per il reddito prodotto in Italia come se fossero «autonome e indipendenti». Ebbene: per l`Agenzia delle Entrate «autonome e indipendenti» significa che devono essere paragonate alle banche italiane. Dunque devono avere un fondo di dotazione adeguato, per stare in piedi da sole. Come se non avessero una casa madre alle spalle.
Secondo la normativa europea di Vigilanza recepita in Italia, invece, non è così. La filiale in Italia di una banca tedesca, per fare un esempio, è considerata alla stregua della filiale tedesca: non deve avere un fondo di dotazione autonomo, perché fa parte di un gruppo europeo. È vero che l`approccio della Vigilanza è completamente diverso da quello del fisco, dato che la prima deve valutare se gli istituti sono solidi e la seconda se sussistono i presupposti di indeducibilità fiscale. Ma per le banche estere il problema rimane: questa diversa interpretazione potrebbe costare loro un po` di tasse in più.
Ciò potrebbe portare ad una riduzione della domanda di mutui e prestiti.
Da qui nasce il problema. L`Italia – si veda la tabella in pagina – è già oggi il Paese con il fisco più pesante per le banche. Il 31,1% degli utili prodotti in Italia viene infatti "bruciato" in tasse, contro il 24,1% medio in Europa. Mentre la comunità internazionale combatte contro i paradisi fiscali, il Belpaese può dunque "vantarsi" di essere il campione delle tasse. Per questo le ultime ispezioni stanno creando malumori. C`è chi, come Deutsche Bank, non dovrebbe avere particolari aggravi. Ma c`è anche chi potrebbe avere un aumento delle tasse di milioni di euro.
Sapere i nomi è impossibile, dato che gli accertamenti sono in corso. Chiamando i singoli istituti, non si scuciono molte informazioni in più. A parlare per loro è però l`Aibe, l`associazione delle banche estere in Italia: «Attualmente gli istituti internazionali stanno già tendenzialmente rimpatriando le attività, per effetto della crisi finanziaria – tuona il presidente Guido Rosa –. Se a questo fenomeno generale si aggiunge un continuo aggravio dell`imposizione fiscale in Italia, il rischio è che le banche straniere diventino più restie a erogare finanziamenti a imprese italiane. Qualcuno potrebbe anche decidere di rimpatriare il credito già erogato». L`Aibe annuncia dunque battaglia, perché le banche straniere – secondo i dati 2007 dell`associazione – hanno pagato in Italia imposte per 475 milioni a fronte di 103 miliardi di euro di impieghi. Il loro contributo all`economia italiana (e al fisco) non è indifferente. Quest`ultima "gocciolina", quindi, crea particolare malumore.
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Fonte: Il Sole 24 Ore