Eleonora
Come ho fatto a capire che fosse quella giusta? Non lo so, istinto forse. Lei, in ogni caso, è bellissima. Sono emozionato. La vedo arrivare. Cammina con calma, canticchiando a bassa voce una canzone di Mina. Non voglio sbagliare nulla. Tutto deve essere perfetto, fin nel più piccolo particolare, perché non credo che avrò una seconda occasione. Io sono una persona estremamente timida ed impacciata. Mi viene in mente la prima volta che l' ho vista. Era primavera. Gli inizi di maggio per la precisione. Stavo andando a comprare il giornale e non so per quale banale discussione con un condomino, mi sono attardato sulla soglia del portone prima di uscire.
Di fronte a me, dall'altra parte della strada, c'era lei. Non era sola. Il sole illuminava i suoi capelli rosso tiziano facendoli sembrare una fiamma viva. Ha riso ed io ho avuto un brivido. In quell'istante ho capito che doveva essere lei. Ho preso il fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e l' ho portato prima alle labbra e poi alla fronte, chiudendo gli occhi un istante, come per assaporare quell'emozione, per imprimerla in modo indelebile nella memoria.
Quando li ho riaperti, il gruppo di cui faceva parte si era già allontanato in tutta fretta. Ho dato un'occhiata all'orologio e ho deciso che l'indomani avrei fatto in modo di trovarmi nello stesso posto, alla stessa ora. Il giorno seguente non riuscii a vederla. Forse era andata via prima o dopo, chi lo sa. Sta di fatto che non era lì. Ho aspettato almeno un'ora, stringendo nervosamente il mio fazzoletto tra le mani. Di tanto in tanto mi mordicchiavo le labbra. Dal portone di fronte uscivano decine di persone ma di lei sembrava non ci fosse traccia. Li guardavo, uno per uno, cercando di non farmi scoprire, per vedere se riuscivo a riconoscere i suoi amici. In quel caso, forse, sarebbe arrivata anche lei. Niente. Soltanto facce anonime. Un'attesa vana durata giorni. Non l' ho rivista che due settimane dopo. Per caso.
Era ferma, al lato del portone dell'edificio di fronte, con un'altra ragazza. Discutevano allegramente. Ho attraversato con calma la strada. Stavano parlando come se anche loro non avessero fretta di rientrare. La guardavo come rapito. Avvicinandomi, ho sentito distintamente l'altra che la chiamava Eleonora. Le sono passato di fianco, lentamente, senza volgere lo sguardo verso di lei. Il profumo che indossava era inebriante. All'improvviso, contrariamente alla mia natura riservata, ho sentito l'impulso di dirle qualcosa, di attirare la sua attenzione, ma alla fine non ne sono stato capace. Le mie labbra sono rimaste serrate, come se non ce l'avessi neppure una bocca con cui parlare e ho proseguito oltre, fino all'angolo. Mi sono voltato, ma era già scomparsa. Ora lei è qui davanti a me e mi fissa, senza dire una parola.
Dio che occhi. Meravigliosi. Le sorrido. Lei ricambia, accennando un movimento del capo, con grazia. Una luce fioca ci illumina entrambi. Faccio un passo in avanti, continuando a guardarla negli occhi. La lama del rasoio, affilatissima, arriva veloce e precisa, dritta alla sua giugulare. Un colpo soltanto. Nessuna possibilità di scampo. Eleonora si appoggia prima al muro con la schiena, poi inizia a scivolare verso il pavimento. Nemmeno un lamento. La sorreggo, accompagnando il suo corpo che si affloscia come fosse una marionetta a cui hanno tagliato i fili. Provo un brivido di eccitazione. Mi guarda sorpresa, smarrita. Sembra che voglia dire qualcosa ma non le esce che un gorgoglio sommesso. Qualche istante e i suoi occhi diventano vacui, abbandonati dalla vita. Il suo profumo è ancora intenso. Lo respiro con voluttà. Un ultimo sguardo e poi un solo pensiero: lei è mia per sempre.
Luciano