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Si va attenuando il pessimismo delle imprese e migliorano le valutazioni di prospettiva sul proprio contesto operativo, dopo il brusco scivolone della fine del 2008. È questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge dall`ultima indagine trimestrale Banca d`Italia-Il Sole 24 Ore sulle aspettative di inflazione e crescita. Diminuisce, rispetto a tre mesi fa, anche il numero delle imprese che lamentano un peggioramento nelle condizioni di accesso al credito. Intanto, nelle regioni del Nord-Est tornano a crescere gli ordinativi, come ha messo in evidenza uno studio della Fondazione, secondo il quale in febbraio gli indicatori sono ancora negativi ma la tendenza si è invertita.
Il deterioramento che rallenta, per stare sul termine usato da Mario Draghi, trova puntuale riscontro, e forse qualcosa di più, a Nordest. Non è finita la crisi, non è cessato l`allarme, ma probabilmente il picco critico è stato superato. La conferma arriva dai risultati dell`opinion panel di fine febbraio che la Fondazione Nordest ha presentato ieri a Schio in uno dei cinquanta appuntamenti del Festival delle città d`impresa. Se a novembre il 50,5% degli imprenditori interpellati prevedeva una produzione in diminuzione, ora si è scesi al 40%. Il dato è ancora negativo ma chi vede una produzione stazionaria è salito dal 40,7 al 47,2 e anche gli ottimisti, che vedono la loro azienda in crescita, passano dall`8,8 al 12,8%. Solo le previsioni relative all`occupazione indicano una sostanziale stabilità. Per le vendite all`estero aumentano di 6 punti percentuali gli imprenditori che vedono una situazione ferma e si pareggiano, o quasi, i conti fra ottimisti e pessimisti.
Ma i due dati chiave sembrano essere quelli relativi agli ordini ed all`utilizzo degli impianti. Chi prevede di rallentare ulteriormente l`uso della fabbrica passa dal 50,1 al 40,6%, sale l`indicatore di stabilità dal 42,7 al 48,2 ma sale anche dal 7,2 all`11,2 la percentuale di chi pensa ad una maggiore utilizzazione degli impianti nei prossimi tre mesi.
«Potrebbe anche essere un segnale fuorviante - commenta Daniele Marini, direttore della Fondazione Nordest - una sorta di rimbalzo tecnico che registra la necessità delle aziende di riprendere un minimo di produzione dopo l`esaurimento delle scorte. Ma basta scorrere le previsioni degli ordini per capire che non è così, che il movimento che si intravede fra le cifre è reale». E in effetti gli imprenditori che annunciano ordini in diminuzione scendono dal 56,6 al 42,9%, sale dal 33,1 al 43 chi denuncia una sostanziale stabilità ma le aziende con ordini in crescita passano dal 10,3 al 14,1 per cento.
Previsioni a tre mesi che certamente non riportano in positivo gli indicatori, ma sui grafici evidenziano una promettente curva che riprende a salire. Sale rispetto ad una fotografia scattata a febbraio che indica nelle aziende una situazione negativa nel 56,1% dei casi per la produzione, nel 67,8 per gli ordini, nel 40,2 per l`occupazione, nel 56,4 per le vendite all`estero, nel 56,6 nell`utilizzo degli impianti, nel 39,1 nelle giacenze di prodotti finiti.
Marini predica prudenza ma ammette che forse c`è stata una percezione della crisi superiore rispetto alla realtà. «Anche il forte ricorso alla cassa integrazione - dice - non sempre va ricondotto direttamente alla pesantezza del momento. Alcune aziende vi hanno fatto ricorso per non perdere il proprio capitale umano, altre perchè stanno approfittando della situazione per riorganizzarsi e ristrutturare la produzione, altre ancora hanno attivato parallelamente corsi di formazione e riqualificazione».
Ma i segnali non finiscono qui. Come già aveva anticipato nei giorni scotrsi Veneto Banca, anche la Camera di commercio di Treviso, attraverso il suo presidente Federico Tessari, parla di fondi messi a disposizione delle imprese e rimasti inutilizzati. Nel caso specifico su una leva resa disponibile per 60 milioni di euro ci sono state richieste per appena cinque. «Le aziende si stanno muovendo e lo stanno facendo nel possibile con mezzi propri - spiega Marini - e gli imprenditori, che stanno utilizzando questo periodo fiacco per andare a conquistare nuovi mercati, hanno moltiplicato le missioni all`estero.
«Il Nordest - conclude - sta sfruttando a pieno le sue risorse principali, la flessibilità e l`internazionalizzazione, per anticipare il più possibile la ripresa. Ed è sicuramente favorito in questo dal fatto di non avere una monocultura industriale ma di poter contare invece su una pluralità di settori che mantiene comunque vivace la dinamica economica».
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Fonte: Il Sole 24 Ore
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