Mutui e Prestiti
I rendimenti dei titoli di Stato, sulle scadenze brevi, scendono ancora. Nell`asta di oggi i Bot semestrali sono stati collocati con un rendimento lordo dell`1,236%, in calo di 0,243 punti. Che, al netto della tassazione del 12,5%, scende all`1,08 per cento. Per poi, secondo i dati Assiom, sprofondare allo 0,68% al netto delle commissioni. Il valore lordo, comunque, è già il più basso di quello minimo storico fatto segnare nell`asta di gennaio. Analoga sorte l`hanno subita i BoT flessibili (scadenza 30/11/2009), collocati con un tasso lordo dell`1,266%. Su nuovi minimi anche il rendimento del CTz, scadenza il 30 settembre prossimo: il tasso lordo si è attestato all`1,833%, in calo di 0,514 punti rispetto al precedente collocamento. Anche qui è il nuovo minimo storico che risaliva al giugno 2003 (1,85%).
Alla fine, insomma, i titoli di Stato sulle scadenze brevi non permettono nemmeno il recupero dell`inflazione. «È la ricerca spasmodica di un porto sicuro - sottolinea Angelo Drusiani, gestore obbligazionario di Albertini Syz - Ci si accontenta di un rendimento minimo, se non praticamente inesistente, pur di pensare che l`investimento in conto capitale non sia intaccato». Una situazione, questa, confermata dalla forte domanda che ha sfiorato i 24 miliardi di euro. Ben superiore alla già cospicua offerta in asta: 16 miliardi di euro. È chiaro che, con questo eccesso di domanda, i rendimenti non possono che essere scendere all`ingiù.
Va rilevato, peraltro, che la tipologia della domanda non è più quella classica dei BoT people. Il retail, infatti, è una presenza fortemente limitata. In realtà, in questa fase di mercato, è l`investitore istituzionale che fa incetta di obbligazioni statali a breve scadenza, sopratutto per esigenze di tesoreria. Al di là dell`identikit di chi chiede BoT e Ctz, quale la dinamica dei rendimenti sulle scandenze brevi? «È possibile - risponde Drusiani- un ulteriore loro ribasso. Nella prossima riunione della Bce, il 5 marzo, molti si aspettano un altro taglio: il costo del denaro dovrebbe scendere all`1,5 per cento. Questo, ovviamente, avrà una sua influenza anche sul rendimento dei titoli di Stato».
Rimane, invece, ancora elevato lo spread tra il decennale italiano e il Bund tedesco: attualmente attorno all`1,3 per cento. «Si tratta di un valore troppo elevato - dice Drusiani -, che non è giustificato dalle reali situazioni economico-finanziarie di Germania e Italia. Fino a prova contraria il sistema bancario tedesco sembra avere mostrato più fragilità di quello italiano». E quindi? «E quindi siamo di fronte ad una speculazione». Potrà essere, ma sul fronte del debito il Belpaese non è certamente messo bene. «Certo, non lo si può negare. Ma se guardiamo agli istituti di credito, all`indebitamento delle famiglie, la situazione in Italia non è tale da giustificare uno spread così alto. Lo ripeto, allo stato attuale delle cose dovrebbe essere più basso». Ciò detto, non esiste contraddizione tra la forte domanda di BoT di oggi e il differenziale sui decennali: si richiede il debito pubblico italiano a breve scadenza perché, comunque, la restituzione del denaro in un tempo limitato "rassicura" l`investitore contro eventuali difficoltà dell`emittente. Più questo lasso di tempo si amplia, invece, più i timori (giusti o sbagliati) aumentano.
Nel mondo dell`interbancario, invece, le tensioni sono ancora in calo: l`Euribor a tre mesi, riferimento che le banche utilizzano per basare le proprie politiche nei mutui ipotecari, è stato fissato stamani all`1,858%, che corrisponde al livello più basso dalla costituzione dell`Ue. Stessa direzione per gli altri tassi: quello a un mese all`1,561% (1,571%) e quello a sei mesi all`1,963% (1,975%).
Tutto ciò potrebbe influire positivamente sulla situazione dei mutui e prestiti.
Foto
Notizie economia
Fonte: Il Sole 24 Ore