Da provvidenziale salvagente a costosissima palla al piede nel giro di poche settimane. Quando si parla di
mutui, le famiglie italiane non conoscono evidentemente mezze misure: adesso è il
tasso fisso a finire nel mirino, quello stesso tasso fisso che appunto soltanto qualche tempo fa sembrava l`unica soluzione possibile e praticabile per ottenere un nuovo finanziamento o per proteggersi dai tassi Euribor impazziti.
Al contrario, il
tasso variabile finora demonizzato viene guardato con una certa invidia, magari da chi ha appena fatto il passaggio (attraverso rinegoziazione, surroga o sostituzione) al fisso. Certo, parte delle lamentele sono comprensibili: il «tetto» al 4% introdotto dal Decreto anti-crisi per il 2009 a vantaggio dei soli prestiti variabili (salvo possibili emendamenti al testo, che in questo momento è al vaglio del parlamento) ha un po` il sapore della beffa per chi a suo tempo ha optato per una soluzione prudenziale, sobbarcandosi il maggior costo del fisso.
Va però anche detto che la drastica riduzione degli Euribor avrebbe comunque reso il
mutuo variabile notevolmente più conveniente nel corso dei prossimi mesi: in fondo, gli alti e bassi delle rate sono nella natura stessa dei prodotti indicizzati, così come chi sceglie il tasso fisso lo fa proprio per garantirsi la certezza dell`importo da versare nel corso del tempo (e per questo, si suppone, è disposto a pagare mediamente di più).
Il problema, semmai, è che molti risparmiatori si sono trovati a passare al fissocon una scelta dettata in parte da reali esigenze di bilancio, ma in parte anche dall`emotività proprio l`estate scorsa, nel momento in cui i tassi Irs (base di calcolo della rata per questo tipo strumento) erano particolarmente elevati, come si vede nei grafici a fianco. Con il risultato di trovarsi magari in mano un prodotto che prevede interessi anche superiori al 6% e che appare perciò fuori mercato.
Il ping-pong della surroga
Quali le possibili soluzioni? La strada della rinegoziazione e della surroga, è bene ricordarlo, è sempre percorribile, anche più volte e in direzione opposta rispetto a quanto effettuato qualche mese fa. Passare (o tornare) a un tasso variabile, di questi tempi, potrebbe significare per il momento un risparmio mensile secco che va dal 5,8 al 16,8%, a seconda delle scadenze e che è destinato a estendersi con il prevedibile ribasso degli Euribor nel 2009. Chi adotta una decisione simile deve tuttavia mettere in conto che gli Euribor non scenderanno in eterno (come insegna la lezione post-2005) e far bene i conti in base al reddito prima di assumersi il rischio.
La scelta «contrarian»
Tra i risparmiatori c`è però anche chi ragiona con logica opposta: vista la tendenza dei mercati, ci si chiede se non sia invece il momento giusto per andare a stipulare un mutuo a rata fissa bloccando una volta per tutte un tasso che può risultare conveniente in ottica pluriennale. In fondo, anche i valori degli Irs sono sensibilmente scesi negli ultimi mesi, soprattutto sulle scadenze lunghe (30 anni) e spuntare un fisso con interessi inferiori al 5% (se non vicini al 4%) non sembra più una chimera.
Quella «contarian» potrebbe insomma rivelarsi una strategia lungimirante, anche se non priva essa stessa di insidie. Anzitutto, la scelta del tasso che regola le rate la si fa una volta per tutte e il timing diventa, in questo caso, più rilevante. Gli analisti, come si legge nella scheda, ritengono che gli Irs abbiano ancora margini di discesa nel corso del 2009: attendere qualche mese prima di siglare un mutuo a tasso fisso potrebbe quindi essere opportuno.
Ma c`è anche da tenere conto della variabile spread: un eventuale aumento del ricarico applicato dalle banche nei prossimi mesi (già oggi è molto difficile trovarne inferiori all`1% su questo tipo di prodotti) vanificherebbe infatti i benefici di un`ulteriore calo dei tassi.
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Fonte: Il Sole 24 Ore