Psiche è ingannata e vinta dalle sorelle.
XIV "Le due sorelle, unite nella congiura, senza neppure far visita ai genitori, lasciata la nave, si diressero di filato verso la rupe e non aspettarono nemmeno che il vento si sollevasse a raccoglierle ma con folle temerarietà si precipitarono giù dall'alto. "Ma Zefiro che ricordava l'ordine del suo signore, sebbene malvolentieri, le raccolse nel grembo del suo soffio e le depose al suolo. Ed esse senza indugiare, a passi veloci, entrarono nella casa di Psiche, abbracciarono la loro vittima, sorelle soltanto di nome, la blandirono, nascondendo dietro il sorriso tutta la perfidia che covavano in cuore. "Psiche, ma tu non sei più la bimba di prima, eccoti già madre. Pensa chissà quale tesoro tu ci porti in questo tuo piccolo grembo. Che gioia darai a tutta la nostra famiglia. Come saremo felici di allevare questo bimbo d'oro. Se poi, com'è naturale, somiglierà in bellezza a sua madre e a suo padre, oh, allora, vedremo nascere proprio un nuovo Cupido.'
XV "Così simulando affetto, a poco a poco si cattivarono l'animo della sorella la quale premurosamente le fece sedere perché si riposassero del viaggio, le ristorò con un bel bagno caldo, le intrattenne nel triclinio lasciando che si servissero loro piacere di quelle sue pietanze squisite e raffinate. Ordinò poi che la cetra suonasse e subito s'udì un arpeggio, comandò che i flauti suonassero e così fu, che si cantasse in coro e un coro cantò: non si vedeva nessuno ma queste soavi melodie accarezzavano l'animo di chi le ascoltava. "Eppure la malvagità di quelle femmine scellerate non si quietò nemmeno alla dolcezza di quel canto, anzi avviando il discorso in direzione della trappola già predisposta, facendo finta di nulla, cominciarono a chiedere a Psiche com'era quel suo marito, dov'era nato e da quale famiglia discendesse. "E quella, ingenua com'era e non ricordando ciò che aveva detto la volta prima, inventò una nuova storia, cioè che il suo sposo era nativo della vicina provincia, che aveva un grosso giro di affari, che era di mezza età e già con qualche capello bianco. "Poi, senza indugiare troppo su questo discorso le colmò nuovamente di ricchi doni e le affidò al vento perché le riportasse via.
XVI "Ma quelle mentre tornavano a casa sollevate dal soffio tranquillo di Zefiro, così cominciarono a discutere: ‘Che ne pensi sorella, della grossolana menzogna di quella stupida? L'altra volta era un giovanotto che aveva sì e no la barba, ora è diventato un uomo maturo con i capelli già brizzolati. Ma chi può essere uno che in così poco tempo diventa vecchio? Sorella mia, c'è poco da capire: o quella svergognata ci racconta un sacco di bugie o non sa nemmeno come è fatto suo marito. "Comunque, nell'un caso o nell'altro, l'importante è tirarla giù da tutte le sue ricchezze. Perché se non conosce l'aspetto del marito vuol dire che ha sposato un dio e, dato che è incinta, un dio sarà anche il bambino. "Sta certa che se quella lì, non sia mai, passerà per la madre di un fanciullo divino, io mi appenderò a una corda, e subito. "Ma per adesso torniamo dai nostri genitori e prendendo lo spunto da questo discorso, continuiamo a tessere inganni, quanto più verosimili.'
XVII "Così, divorate dall'ira, rivolsero appena un saluto sgarbato ai genitori e, dopo una notte insonne, al mattino, tornarono di furia alla rupe e di li si calarono giù con l'aiuto del solito vento. "Strofinandosi le palpebre riuscirono a strizzare qualche lacrima e poi si rivolsero alla fanciulla con queste astute parole: Beata te che te ne stai tranquilla, ignara di un fatto terribile, incurante del pericolo che ti sovrasta, ma noi che stiamo sveglie la notte, preoccupate del tuo caso, siamo angosciate al pensiero delle. tue sciagure. Abbiamo saputo, infatti, con tutta certezza, e non possiamo nascondertelo dato che abbiamo fatto nostre le tue sventure e il tuo dolore, che chi viene a letto con te, di nascosto la notte, è un serpente gigantesco, tutto viscide spire dal collo gonfio d'un sangue velenoso e mortale e dalle fauci enormi spalancate. "Ora, ricordati dell'oracolo che ti predisse che avresti sposato un'orribile bestia. Molti contadini, e quelli che vengono a caccia da queste parti, e parecchi abitanti dei dintorni lo hanno visto all'imbrunire tornare dalla pastura e nuotare nelle acque del fiume qui vicino.
XVIII "E tutti dicono che non ti colmerà per molto tempo di tutte queste delizie ma che appena la tua gravidanza si sarà compiuta ti divorerà insieme con il ricco frutto del tuo ventre. "Stando così le cose tu devi decidere: o ascoltare le tue sorelle così sollecite della tua vita e, scampando alla morte, vivere con noi fuori di ogni pericolo, oppure finire nelle viscere di un mostro orrendo. "Se poi ti piace questa solitudine risonante di voci, se ti piace giacere con un fetido, furtivo e pericoloso amante, accoppiarti con un velenoso serpente, noi le tue buone sorelle, avremo almeno fatto il nostro dovere.' "La povera Psiche, ingenua e di cuor semplice com'era, a quelle parole così terribili fu assalita dal terrore. Come fuori di sé dimenticò gli avvertimenti dello sposo, tutte le promesse fatte e precipitò se stessa nella rovina più nera. "Tremante, sbiancata in volto livida, con un filo di voce, balbettò parole rotte.
XIX "'Sorelle carissime, a fare quel che fate vi spinge il vostro affetto verso di me ed è anche giusto che sia così, ma anche quelli che vi han detto queste cose orribili, purtroppo, mi sa che non se le sono inventate. In effetti io non ho mai visto in faccia il mio sposo, né so di dove egli venga. Di lui conosco soltanto la voce per qualche paroletta che mi sussurra la notte e nient'altro, tranne che prima di giorno, è già fuggito. Questo mi fa pensare che voi abbiate proprio ragione e che si tratti di un mostro. "Sapete poi come si spaventa se io gli chiedo di volerlo conoscere e di quali disastri mi minaccia se gli dico che sono curiosa di sapere almeno com'è il suo volto. "Perciò se voi volete effettivamente soccorrere questa vostra sorella infelice, fatelo subito; qualsiasi indugio renderebbe vano il beneficio che già mi avete recato con il vostro tempestivo intervento.' "Allora quelle due scellerate ebbero via libera nell'animo ormai indifeso della sorella e messa da parte la tattica sottile dell'intrigo sconvolsero i trepidi pensieri dell'ingenua fanciulla con le armi palesi della frode.
XX "E così la seconda incalzò: ‘Poiché il vincolo di sangue che ci lega ci induce, pur di salvarti, a non tener conto del pericolo, noi ti indicheremo, dopo averci pensato e ripensato, l'unica via che può portarti a salvamento. Prendi un rasoio molto affilato, anzi rendilo più tagliente che puoi passandolo sul palmo della mano e nascondilo bene nel letto, dalla parte dove ti corichi, poi sotto una pentola ben chiusa poni una lucerna piena d'olio, di quelle che fanno molta luce, e fa bene attenzione che nulla si veda. Quando lui strisciando sulle sue spire, come al solito, sarà salito nel letto e vinto dal primo sonno comincerà ad avere il respiro pesante, tu scivola giù dal letto e pian piano, scalza, in punta di piedi, va a tirar fuori dal suo nascondiglio la lucerna e alla sua luce scegli il momento opportuno per la tua audace impresa, impugna senza esitazione quell'arma a due tagli, alza in alto il braccio e con tutta la tua forza stacca al terribile drago la testa dal collo. "Non ti mancherà il nostro aiuto perché appena tu l'avrai ucciso e sarai salva, noi accorreremo prontamente e ti aiuteremo a portar via in fretta tutte queste ricchezze e poi ti faremo sposare secondo il tuo desiderio, ma con un uomo, dal momento che sei una creatura umana.'
XXI "Con queste parole di fuoco infiammarono l'animo della sorella che già divampava, poi la lasciarono in asso temendo esse stesse di restare più oltre sul luogo di tanto misfatto e fattesi portare in alto fino alla rupe dal solito soffio di vento, via di gran corsa fino alle navi per poi fuggire lontano. "Ma Psiche, rimasta sola, anche se sola non era perché tormentata da Furie ostili, si sentiva turbata e sconvolta come un mare in tempesta e benché risoluta e ferma nel suo proposito, benché già sul punto di consumare il misfatto, provava una certa esitazione e nella sua sventura era combattuta da sentimenti diversi. Ora voleva affrettarsi, ora differiva l'azione, voleva osare e aveva paura, disperava e a un tempo ardeva dalla collera, insomma odiava la bestia e amava il marito che erano un essere solo. "Tuttavia mentre scendevano le prime ombre della sera, trepidante e in gran fretta ella dispose ogni cosa per il delitto. ‘Venne la notte e giunse anche lo sposo che, dopo essersi un po' cimentato in qualche schermaglia amorosa, cadde in un sonno profondo.