Chirurgia estetica: tendenza o necessità?
I tempi cambiano e anche le persone non sono da meno. Solo che il cambiamento umano ormai non riguarda più l'aspetto interiore e quello del proprio carattere, bensì quello esteriore. Come? Attraverso l'uso della chirurgia estetica. Il perché di questa nuova “tendenza” proveniente dall'America è subito spiegata: negli USA ultimamente, in campo lavorativo, la paura di non sapersi relazionare con il proprio superiore a causa del proprio aspetto fisico è quell' “input” che spinge numerosi lavoratori ad utilizzare questi “trattamenti” per migliorare la propria immagine e riuscire così a relazionarsi con i propri datori di lavoro. Ma non è solo un fatto di dialogare col proprio capo all'interno di una “gerarchia lavorativa”, ma anche quello di compiere la medesima azione in luoghi in cui si è stretto contatto con i propri clienti , come per esempio devono fare gli impiegati bancari o coloro che lavorano agli sportelli informativi in uffici pubblici
In Italia invece le donne sono la stragrande maggioranza (65%), contro la modesta minoranza maschile (35%) di coloro che si servono della cosiddetta
medicina estetica, che permette di affrontare costi meno alti ed avere una minore convalescenza rispetto alla chirurgia estetica, per migliorare il proprio aspetto fisico non per scopi prettamente lavorativi, ma anche per pura soddisfazione personale.
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La situazione americana è invece assai diversa: sono infatti gli uomini ad essere in maggioranza rispetto alle donne per quanto riguarda l'utilizzo della chirurgia estetica. Grazie infatti all'aiuto del bisturi, utilizzato per eliminare rughe sparse qua e là sul viso ed intorno agli occhi, riescono ad ottenere un aspetto più giovanile da mostrare sul proprio posto di lavoro. Nel
mondo femminile invece i cardini della chirurgia sono rappresentati dalla correzione degli zigomi, il “gonfiamento” di labbra poco carnose e il rassodamento e l'ingrandimento di un seno a loro avviso “poco prosperoso”.
Da un monitoraggio sulla stampa estera all'Osservatorio Nathan Il Saggio condotto da Sergio Brogo, docente di chirurgia plastica all'università di Napoli,è venuto a galla che il numero di coloro che si sono concessi un “ritocchino” è inversamente proporzionale a coloro che hanno perso il posto di lavoro. Parlando in cifre, i trattamenti eseguiti nel 2010 in Italia si aggirano all'incirca sui 13 milioni, mentre nello stesso anno, negli Stati Uniti, il numero delle persone operate esteticamente è di quasi un milione, proprio in quel momento in cui, nella nostra penisola, vi è stato un crollo di assunzioni lavorative, mentre in America, vi è stato un buon aumento di personale all'interno di uffici e posti di servizio.
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