I fatti della storia, imprevedibili nel loro corso, ci insegnano e raccontano ancor oggi le gesta ed i miti di uomini coraggiosi, uomini di altri tempi.
Fatti che alla luce odierna risuonano come fiabe e mitologie dell'antichità.
E' questo il racconto, affascinante ed orgoglioso, di fatti avvenuti nella seconda guerra mondiale, dove i nostri soldati italiani, inferiori per numero e mezzi, sono stati protagonisti di gesta eroiche, di solidarietà e di coraggio.
Atti di coraggio ed altruismo, che al di là di ogni fede politica, mettono alla luce quello che è e che è stato il nostro passato, la nostra storia: paese di poeti, santi e navigatori; ed eroi per l'appunto.
Siamo ad Isbuscenskji, sulle rive del Don, nel 1942.
La carica effettuata dal reggimento Savoia Cavalleria risuonerà alla storia come una delle ultime battaglie a cavallo.
Il coraggio e la bravura di uomini come il colonnello Bettoni, Abba, Compagnoni e Rubino e tutti gli altri, senza dimenticare nessuno, dimostrarono al mondo intero, come uno sparuto gruppo di uomini a cavallo, potesse immolarsi con il cuore impavido, contro le rudi steppe e contro l'armata rossa, superiore per uomini e mezzi.
La battaglia al di la degli effetti militari, vuole dimostrare, come, quando la mente ed il cuore sono all'unisono, la volontà di raggiungere il risultato è più conscia, e l'obbiettivo più vicino.
La battaglia valse al reggimento Savoia Cavalleria la medaglia d'oro al valore militare.
Rimane alle cronache come: “..Eseguendo tre cariche in successione, il Savoia Cavalleria costringe al ripiegamento forze tre volte superiori, fornendo un fulgido esempio del valore in in battaglia del soldato italiano."
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