Sempre più obesi. E sempre più a rischio. L'obesità cresce tra gli adulti, persino tra i più piccoli, persino nei paesi più poveri. I bambini italiani sono i più grassi d'Europa. Abbiamo tradito anche la dieta mediterranea, per anni il nostro vanto, riconosciuta da Fao e Oms come “modello alimentare salutare, sostenibile e di qualità” per i suoi innegabili vantaggi nutrizionali. E oggi scopriamo che non viene adottata neppure nei paesi del Mediterraneo, Italia inclusa.A poco sono servite le campagne di informazione condotte finora sui vantaggi della nutrizione equilibrata, sui rischi del colesterolo elevato e del grasso addominale, sul controllo dell'indice glicemico degli alimenti, tanto che per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica l'ADI, l'Associazione di Dietetica e Nutrizione Clinica, ha organizzato di recente in tutta la penisola l'Obesity Day, giornata dedicata a consigli e informazioni su come perdere le taglie di troppo in modo definitivo e sicuro. La sola dieta non basta, anzi è destinata all'insuccesso: quasi la metà degli obesi dopo sei mesi rinuncia ai buoni propositi, ma anche chi ha solo qualche chilo di troppo prima o poi trova una scusa per saltare i controlli dal dietologo. Serve una strategia anti-obesità diversa.Tanta preoccupazione è più che giustificata. L'obesità non è uno scherzo: se non curata, può sfociare nella sindrome metabolica, problema oggi dilagante nel mondo occidentale, contrassegnato da ipertensione arteriosa, aumento dei trigliceridi nel sangue, troppi centimetri al girovita, ridotta tolleranza agli zuccheri, diminuzione del colesterolo HDL o “buono”), che aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo II e di alcuni tumori, come il cancro del colon retto (Energy intake, overweight, physical exercise and colorectal cancer risk - Eur J Cancer Prev. 1999).I bambini con chili di troppo rischiano più degli altri di diventare adulti obesi, ammalarsi di diabete e malattie cardiovascolari. Ma non basta: un bambino obeso avrà più facilmente problemi psicoemotivi, dai disturbi dell'apprendimento scolastico a un basso livello di autostima. E' stato calcolato che negli Stati Uniti, nel 2025, la nuova generazione di teenagers in soprappeso avrà un'aspettativa di vita inferiore a quella dei genitori, cioè vivrà meno a lungo.Secondo dati epidemiologici recenti emersi dal Progetto Cuore dell'Istituto Superiore di Sanità, oltre la metà della popolazione italiana è in soprappeso, mentre è obeso il 17% degli uomini e il 21% delle donne tra i 35 e i 74 anni, soprattutto al Sud. Più di un bambino italiano su tre (il 36%) fino a 18 anni sono obesi o in sovrappeso, soprattutto i maschietti e del meridione. Cifre, purtroppo, destinate ad aumentare.Ecco quindi le nuove regole per fronteggiare l'epidemia obesità, secondo Giuseppe Fatati, presidente dell'ADI, responsabile dell'Unità di Diabetologia e Nutrizione Clinica dell'Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni: “Dieta mirata e studiata ad hoc per i gusti di chi la segue, 5 pasti al giorno, 2 litri di acqua, riduzione dei grassi, in particolare quelli saturi, di derivazione animale, meno alcol, più pesce, ricco di omega 3, grassiamici del cuore, più fibre, maggiore attenzione alla frutta, ricca di zucchero, via libera invece alla verdura”. Inutile poi cercare di raggiungere il peso forma con regimi alimentari monotoni e fortemente ipocalorici, perché prima o poi i chili in eccesso ritornano, o puntare a un fisico da copertina patinata, meglio arrivare a un peso più “realistico e raggiungibile”, cercando di mantenerlo nel tempo ed evitando errori alimentari.La psicoterapia può essere d'aiuto, così come in alcuni casi servono i farmaci, ma solo sotto controllo del medico. Quanto alla chirurgia, è indicata solo in casi selezionati e che non rispondono alla dieta. Gli interventi anti-obesità (dal palloncino nello stomaco, al bendaggio gastrico ad altri più demolitivi, come il bypass gastrico) sono sempre più in voga e richiesti: per soddisfare le liste d'attesa, i centri in cui si lavora per risolvere chirurgicamente il problema sono passati da 9 nel 1999 a 91.Fondamentale e non facoltativa è l'attività fisica, da integrare alla dieta. Le statistiche parlano chiaro: l'80-85 per cento di quelli che si limitano a seguire solo le restrizioni dietetiche, senza cambiare lo stile di vita, recuperano entro sei mesi i chili persi con la dieta. Per i “fondamentalisti” della sedentarietà diventa sempre più difficile trovare scuse plausibili alla loro pigrizia.
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Fonte: Tiscali