Il sudore freddo, il cuore che batte all'impazzata, il respiro che aumenta fino a farti soffocare.
È una paura immotivata che ti raggela. Da quel momento tutto diventa un incubo: uscire di casa, bere una bibita, andare al cinema.
Ma rifuggire la vita non è la giusta cura alla paura. Psicologi e giovanissime vittime raccontano come si esce dal tunnel degli attacchi di panico.
La maggior parte delle persone che soffre di attacchi di panico riferisce la paura di morire, “impazzire” o perdere il controllo di emozioni e comportamento. L`esperienza generalmente provoca un forte bisogno di evitare o scappare dal posto in cui comincia l`attacco (risposta “combatti o fuggi”) e, quando è associata a dolori nel petto, tachicardia o respiro affannoso, un senso di morte imminente e/o visione del tunnel, sempre risulta nel cercare aiuto al pronto soccorso di un ospedale o ad altri tipi di assistenza urgente.
Un attacco di panico tipicamente dura dai 2 agli 8 minuti, ed è una delle condizioni più spaventose e stressanti di cui una persona può avere esperienza nella vita.
I vari sintomi di un attacco di panico possono essere compresi come segue. Per primo arriva l`improvviso inizio di una paura con poco o nessuno stimolo. Questo porta al rilascio di adrenalina (epinefrina) che causa la cosiddetta risposta “attacca o fuggi”, per cui il corpo si prepara ad un`attività fisica importante.
Il disturbo di panico è reale e potenzialmente debilitante, ma può essere controllato con cure specifiche. A causa dei sintomi che accompagnano il disturbo di panico, può essere scambiato erroneamente per una cardiopatia o altre malattie mediche pericolose. Questo malinteso spesso aggrava o scatena attacchi futuri nelle persone disinformate. Spesso le persone vanno al pronto soccorso quando hanno un attacco di panico, e possono essere fatti test medici completi per escludere queste altre condizioni di salute.
La terapia farmacologica è prescrivibile in associazione alla psicoterapia là dove quest`ultima trova indicazione, valutati i casi soggetto per soggetto. Essa è solitamente rappresentata dagli ansiolitici benzodiazepinici a emivita = > alle 48 ore in abbinamento ad antidepressivi di nuova generazione (SSRI); a volte, e in seguito a valutazione specialistica, possono essere utilizzati anche gli antidepressivi triciclici (TCA}, buspirone e/o betabloccanti.
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Fonte: Wikipedia